Pons Maior e banchina

I collegamenti tra la sponda settentrionale della Duria Maior, su cui sorgeva Eporedia, e quella meridionale erano garantiti dal Ponte Vecchio, che conserva ancora oggi alla base la struttura romana a sole due arcate asimmetriche, e dell'assai più monumentale Ponte Maggiore, edificato circa 500 metri più a valle. I resti della struttura, emersi per la prima volta nell'alveo del fiume durante l'alluvione del 1977, sono stati indagati e documentati durante i lavori di ripristino degli argini in seguito all'eccezionale piena del 1993.
Il ponte lungo circa 150 metri, fu costruito presumibilmente nel I secolo d.C. e crollò in seguito a una violenta alluvione in epoca imprecisata, forse non molto posteriore alla sua edificazione.
Le dieci arcate del ponte, di cui le quattro centrali di dimensioni maggiori rispetto a quelle laterali, erano costituite ciascuna da cinque arconi paralleli in conci di pietra colmati da un getto di conglomerato e poggiavano su undici pile in calcestruzzo con paramento in conci di pietra, fondate su allineamenti di pali in legno con punte in ferro profondamente infissi nel letto sabbioso del fiume. Il ponte supportava una strada basolata, con una carreggiata larga 5 metri e mezzo, affiancata da stretti marciapiedi (0,45 m), e protetta da parapetti sagomati superiormente a forma di toro.
In corrispondenza del ponte la sponda sul Lungo Dora era contenuta e protetta da una banchina lunga oltre 100 metri, alla cui estremità occidentale si innestava un condotto fognario proveniente dall'abitato, probabilmente impiegata anche come percorso di alaggio ovvero di traino delle imbarcazioni fino all'attracco.

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